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Nell’ambito del passaggio generazionale dell’impresa, assume un ruolo di primo piano il Patto di famiglia.
Tale pratica è poco conosciuta tra le famiglie nel tessuto imprenditoriale italiano, ma porta con sé dei vantaggi concreti che è opportuno conoscere se ci si appresta al complicato passaggio del passaggio generazionale della propria impresa.
Il patto di famiglia assicura la continuità alla gestione delle aziende, ed è un patto che intercorre tra l'attuale titolare dell'impresa e i suoi famigliari.
Il patto di famiglia è in grado di consentire una continuità produttiva e di gestione delle aziende durante il momento del passaggio generazionale.
Possono usufruire del patto di famiglia imprenditori di aziende di qualsiasi dimensioni, quindi anche le micro e piccole imprese.
La struttura dell'azienda può essere di vari tipi, tra cui:
In termini pratici, l'attuale imprenditore individua i discendenti che erediteranno l'impresa, selezionandone uno o più all'interno della propria famiglia.
Il trasferimento può andare ai figli ritenuti idonei oppure anche ai nipoti o pronipoti, a seconda della volontà dell'imprenditore.
Quindi l'azienda, o le partecipazioni, in caso di società, vengono trasferite ai nuovi destinatari.
Ma la parte più importante e controversa del patto di famiglia è la liquidazione dei diritti economici dei legittimari che non ricevono l'azienda o le partecipazioni all'azienda.
Come anticipato, il patto di famiglia si riferisce:
In quest’ultimo caso, l'attuale imprenditore mantiene il diritto di usufruire dell'azienda, mentre il discendente che viene designato ottiene la nuda proprietà.
In caso di impresa a gestione famigliare, la legge ha scelto di tutelare “la posizione dei familiari dell’imprenditore che lavorino nell’ambito della sua impresa”. In tal senso, “è previsto il loro consenso, e ad essi spettano una parte dei risultati economici ottenuti dall’impresa con il loro apporto di lavoro”.
Va detto comunque che spesso ci riferiamo a famigliari che condividono e sostengono l’iniziativa del patto di famiglia, da parte dell’imprenditore.
In generale, hanno la priorità le politiche decisionali e gestionali già in essere nell’azienda: quindi, in caso di impresa familiare, vanno rispettate e tutelate le posizioni dei famigliari che già lavorano in azienda.
In più, i soci hanno diritto di esprimere gradimento e prelazione, qualora questo fosse previsto in fase precedente al patto di famiglia.
Per i legittimari non assegnatari del trasferimento dell’azienda o di una parte di essa, o delle sue partecipazioni, è prevista una forma di compensazione.
Quindi, nell’ottica di un corretto passaggio generazionale del patrimonio, le ragioni dei legittimari non assegnatari devono venire compensate, se questi non vi hanno rinunciato.
Una delle principali difficoltà che si verificano in sede di liquidazione è quando il familiare non ha i mezzi individuali sufficienti per liquidare i suoi famigliari.
Come troviamo scritto nella guida completa ai patti di famiglia del sito del Notariato:
“Al momento, non escludiamo che l’imprenditore, d’accordo con gli altri partecipanti al patto, possa comunque liquidare direttamente i discendenti non assegnatari.
Per evitare qualsiasi incertezza in termini di stabilità del patto e di legittimità delle scelte effettuate, riteniamo tuttavia necessario un intervento correttivo sulla normativa, che consenta
espressamente all’imprenditore di provvedere, lui stesso, alla liquidazione” (Fonte: Notariato.it).
La compensazione della quota mette in luce un’altra questione: come si stima l’azienda e quali sono le figure legittimate a farlo?
È sempre consigliabile allegare all’atto notarile con cui si sancisce il patto di famiglia una perizia svolta nel momento in cui è stato siglato il patto di famiglia. Questo può servire a ulteriore tutela futura della validità del patto di famiglia.
In generale, un concreto supporto da parte del tuo notaio di fiducia può aiutare a dirimere alcuni dei dubbi più comuni di chi si accinge alla pratica di passaggio generazionale dell’impresa attraverso i patti di famiglia.
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Redazione Studio Chianca