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Regime fiscale agevolato: come trovarlo per la tua azienda

All’atto di aprire una nuova azienda, i dubbi sono sempre molti.
Quanto volte succede che in uno studio notarile arrivino i futuri imprenditori con la domanda dirimente: quale regime fiscale adottiamo? 
Di quali incentivi possiamo avvalerci per ridurre almeno in parte il carico fiscale, ad esempio con un credito d’imposta?

Oltre alla necessaria competenza che ha un commercialista specializzato in aziende, queste domande possono essere poste anche a un notaio di fiducia, in grado di dare l’inquadramento giuridico corretto all’aziende, e quindi a determinarne il regime contabile di conseguenza.

Oltre al regime fiscale abbiamo però diverse agevolazioni in essere, di diversa natura. 

Iniziamo da qualche definizione terminologica: in questa breve guida parleremo di regime fiscale agevolato e di agevolazioni; con la prima designazione intendiamo un regime che nasce come agevolato rispetto all’ordinario, anche se come vedremo l’unica situazione tecnicamente agevolata è quella del regime forfettario, che non si applica alle aziende.

Invece nel capitolo sulle agevolazioni riassumeremo gli sgravi fiscali e i fondi a disposizione di determinati tipi di aziende per alcune tipologie di attività. Per chi vuole conoscere invece i tipi di aziende presenti al momento in Italia abbiamo riassunto l’argomento nella guida “Come costituire una società di capitali”.

Regime fiscale agevolato

L'unico regime fiscale agevolato attualmente disponibile in Italia è il regime forfettario, che applica un'aliquota del 15% (flat tax) sull'imponibile. Tale aliquota è ridotta al 5% per i primi cinque anni di ogni nuova attività. Uno dei principali limiti del regime forfettario è il limite di fatturato annuo (65000 euro), oltre che l’impossibilità di portare in deduzione dall’imponibile le spese per i collaboratori.

È quindi evidente che chi ha una partita IVA in regime forfettario e ambisce a fatturati più consistenti e all’assunzione di personale passa di norma alla costituzione di una ditta individuale.

Agevolazioni fiscali e aiuti statali

Numerose sono le agevolazioni fiscali messe a disposizione sul sito dell’Agenzia delle Entrate, diverse delle quali per le aziende. 

C’è inoltre la questione degli aiuti statali inseriti di volta in volta nelle leggi di Bilancio (qui parleremo della Legge di Bilancio 2022).

Abbiamo quindi degli aiuti per:

  • La transizione digitale;
  • La transizione green;
  • Chi non de-localizza;
  • Chi assume persone in pre-pensionamento;
  • Chi contrae un contratto di apprendistato;

Non va dimenticato il credito d’imposta per il collocamento in Borsa delle piccole e medie imprese.

Delocalizzazione

Più nel dettaglio: la norma anti-delocalizzazione si applica alle aziende con più di 250 dipendenti - non in crisi - ma che decidono comunque di chiudere una sede, licenziando più di 50 dipendenti.

È sufficiente che l’azienda dia la comunicazione tre mesi prima a sindacati, regioni interessate, Ministero del Lavoro, Mise, Anpal, presentando un piano per gestire la condizione occupazionale futura dei lavoratori.

Rinnovamento macchine

Le PMI possono ricevere cospicui contributi statali anche se decidono di rinnovare il proprio parco macchine, e in generale tutti i beni strumentali per la produzione. 

Incentivi per la transizione industriale ed ecologica

Il Ministero dello Sviluppo Economico ha istituito un Fondo per la transizione industriale con una dotazione di 150 milioni di euro dal 2022. L’obiettivo è quello di adeguare il sistema produttivo italiano alle politiche europee in materia di lotta ai cambiamenti climatici. 

Il fondo servirà a finanziare le agevolazioni per interventi di efficientamento energetico, nel riutilizzo e l’impiego produttivo di materie prime e riciclate.

Abbiamo le risorse e gli sgravi a sostegno degli investimenti 4.0 in ricerca e sviluppo, dell’internazionalizzazione delle imprese, transizione ecologica e innovazione tecnologica.

Collocamento in Borsa delle piccole e medie imprese

Ci sarà tempo fino a fine 2022 perché le PMI usufruiscano di un credito d’imposta pari al 50% per le spese di consulenza per collocarsi in Borsa in un paese dell’Unione europea, con un massimale di 200 mila euro.

Nella speranza che questa breve guida sia stata utile anche solo a livello orientativo, invitiamo a rivolgersi al proprio notaio di fiducia per una consulenza dal vivo.

Redazione Studio Chianca

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