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Comprendere il concetto di conferimento è fondamentale per chi si appresta ad aprire, amministrare o gestire un’impresa.
In questa breve guida vedremo quindi qualche informazione di base per orientarsi nel complesso mondo dei conferimenti, con qualche riferimento anche alle tasse da pagare e a consigli procedurali.
Iniziamo dalla definizione: molto brevemente, i conferimenti sono tutte quelle prestazioni incluse nel contratto di società, che sono a carico dei soci.
Parliamo quindi di beni in generale, purché abbiano un valore economico, quindi vale sia il denaro sia i beni in natura, mobili, immobili, anche immateriali.
Vanno infine compresi nell’ampia categoria di conferimento anche i rami di aziende o aziende intere, i crediti, oppure le prestazioni di lavoro.
Va fatta a questo punto una precisazione: non si parla solo di una cessione di proprietà, ma anche della concessione in godimento, ad esempio attraverso un affitto.
Tali conferimenti appartengono alla categoria dei contributi iniziali dei soci, che faranno da base capitale per la futura vita dell’impresa e ne costituiranno il capitale iniziale.
Attenzione a non confondere i conferimenti con il patrimonio sociale: con “patrimonio sociale” si definisce infatti l’insieme dei rapporti giuridici, attivi e passivi, della società. È evidente che nella prima fase di vita della società il patrimonio sociale è costituito da tutti i conferimenti dei soci, però procedendo con le operazioni societarie esso si modifica insieme alla società.
Ogni anno con il bilancio di esercizio ne viene tracciata e delimitata l’esistenza, computando la differenza tra attività e passività, che va a costituire il patrimonio netto.
Altra voce che vale la pena considerare: il capitale sociale. Esso esprime il valore in denaro dei conferimenti, come viene riportato all’interno dell’atto costitutivo della società.
La differenza principale tra capitale sociale e patrimonio è la variabilità: mentre, come detto poco sopra, il patrimonio varia durante la crescita dell’azienda, il capitale sociale rimane immutato, a meno che l’atto costitutivo non venga modificato e il capitale venga aumentato o diminuito.
La premessa è che la tassazione di cui parleremo in questo paragrafo vale sia dopo la costituzione della società sia in caso di aumento del capitale sociale.
Le imposte dirette spettano alle società di qualunque tipo, agli enti diversi dalle società, compresi i consorzi, alle associazioni, alle altre organizzazioni di persone o di beni, con o senza personalità giuridica, aventi per oggetto esclusivo o principale l’esercizio di attività commerciali o agricole.
Quali imposte pagare
Per determinare l’ammontare esatto di ognuna di queste tre è sempre consigliabile rivolgersi al proprio notaio di fiducia, in grado di dirimere la questione evitando errori che potrebbero risultare di difficile risoluzione futura.
Ecco quali sono i casi che si verificano con maggiore frequenza:
Vi sono altre operazioni che devono essere sottoposte a imposta di registro fissa di 200€, ovvero l’aumento del capitale mediante conversione di obbligazioni in azioni, ma anche la regolarizzazione di società di fatto, derivanti da comunione ereditaria di azienda, tra eredi, oppure l’aumento gratuito del capitale mediante passaggio a capitale di riserve, le operazioni di società ed enti esteri, la fusione tra società o la sua scissione e le altre modifiche statutarie, comprese le trasformazioni e le proroghe.
Questo è in sostanza un sunto di quello che serve sapere sui conferimenti in natura delle società.
Invitiamo comunque per una consulenza più completa a rivolgersi allo Studio Notarile di vostra fiducia.
Redazione Studio Chianca